Obiettivo Determinare, nelle donne con pre‐eclampsia proteinurica, se un valore discriminante della proteinuria al momento della diagnosi predice la presenza o l’assenza di successivi esiti avversi materni e fetali.
Studio di coorte retrospettivo di progettazione.
Impostazione di un ospedale didattico e di due ospedali di riferimento primari a Sydney, in Australia.,
Campione trecentoventuno donne in gravidanza con pre‐eclampsia proteinurica, gestite secondo un protocollo di gestione uniforme.
Metodi Sono state studiate tutte le donne con la diagnosi di pre‐eclampsia proteinurica negli anni 1998-2001. Dopo l’esclusione di donne con pre-eclampsia sovrapposta a ipertensione preesistente, una coppia gemella, risultati delle urine spot non disponibili, 353 donne sono state analizzate utilizzando la regressione logistica per determinare separatamente i predittori di eventuali esiti avversi materni o fetali al momento del parto., Le curve della caratteristica operativa del ricevitore (ROC), la sensibilità e la specificità sono state quindi calcolate dai dati.
Principali misure di outcome Esiti materni avversi: ipertensione materna grave (BP ≥ 170/110 mmHg), insufficienza renale, malattia epatica, irritazione cerebrale, disturbi ematologici. Esiti fetali avversi: piccoli per età gestazionale, mortalità perinatale.
Conclusioni Con l’aumento della proteinuria, vi è un aumentato rischio di esiti avversi materni e fetali., Sebbene non abbiamo identificato un rapporto specifico di proteine/creatinina spot che potrebbe essere utilizzato come valore di screening definitivo per gli esiti avversi, è possibile utilizzare i dati di questo studio per prevedere la probabilità di esiti avversi materni e fetali. Un alto rapporto di proteine/creatinina nelle urine spot nelle donne pre‐eclamptiche superiore a 900 mg/mmol (9 9 g/die), o superiore a 500 mg/mmol (5 5 g/die) nelle donne di età superiore a 35 anni, è associato ad una probabilità notevolmente aumentata di esiti materni avversi.