Pio XII (Italiano)

Primi anni di vita e carriera

Uno dei quattro figli, Eugenio Pacelli nacque a Roma da una famiglia che faceva parte della nobiltà papale, o “nera”, dedita al servizio del Vaticano. Suo bisnonno era stato ministro delle finanze sotto papa Gregorio XVI (regnò 1831-46), suo nonno era stato sottosegretario agli interni sotto Pio IX (1846-78), e suo padre era decano degli avvocati vaticani., Dopo aver frequentato le scuole primarie statali e aver completato gli studi secondari presso l’Istituto Visconti, Pacelli ha studiato presso l’Istituto Appolinare dell’Università Lateranense e l’Università Gregoriana, conseguendo la laurea in giurisprudenza e teologia. Nel 1899 fu ordinato sacerdote e nel 1901 fu nominato alla segreteria di Stato papale. In seguito lavorò sotto la direzione del cardinale Pietro Gasparri nella preparazione della nuova codificazione del diritto canonico. Ha anche insegnato diritto internazionale e diplomazia presso la scuola per diplomatici pontifici a Roma., Nel 1914 Pacelli fu nominato segretario della Congregazione per gli Affari Straordinari.

Nel 1917, nell’ambito dell’iniziativa vaticana di porre fine alla prima guerra mondiale, Benedetto XV (1914-22) lo nominò nunzio apostolico (ambasciatore) presso lo stato tedesco della Baviera. Pacelli approvò con entusiasmo la rigorosa imparzialità di Benedetto, anche se i tentativi del papa di mediare una pace si rivelarono infruttuosi. Dopo la guerra, rimase nella capitale bavarese, Monaco di Baviera, dove ebbe un’esperienza scioccante quando, durante la rivolta spartacista nel 1919, i comunisti irruppero nella nunziatura papale brandendo revolver., Questo incontro ha lasciato un’impressione indelebile su Pacelli e ha contribuito alla sua paura per tutta la vita del comunismo. Nel 1920 fu inviato come primo nunzio apostolico nella nuova Repubblica tedesca di Weimar, con il quale cercò di negoziare un concordato (un accordo papale con un governo nazionale volto a preservare i privilegi della chiesa e la libertà di azione all’interno del paese in questione). Le discussioni di Pacelli con il governo di Weimar fallirono, ma riuscì a firmare accordi con la Baviera nel 1924 e la Prussia nel 1929., Inoltre, quando lasciò Berlino nel 1929, Pacelli era un convinto germanofilo.

Divenne cardinale alla fine del 1929, e all’inizio del 1930 sostituì il cardinale Gasparri come segretario di stato. Nel 1935 fu nominato ciambellano pontificio (camerlengo) e quindi amministratore della chiesa durante ogni interregno. Pacelli e il papa che lo nominò a queste cariche, Pio XI (1922-39), ebbero personalità molto diverse. Mentre il papa era schietto e conflittuale, Pacelli era cauto e diplomatico., Eppure i due si completavano a vicenda e condividevano la convinzione che gli interessi della chiesa potessero essere assicurati meglio dai concordati—anche con regimi ostili ai principi cristiani—che dalla dipendenza da partiti politici basati sulla nazione che agiscono per conto della chiesa. Infatti, il fratello di Pacelli Francesco aiutò Gasparri e Pio XI a concludere gli Accordi lateranensi con l’Italia fascista nel 1929, che misero fine alla cosiddetta questione romana e crearono lo stato indipendente della Città del Vaticano., Pacelli, a sua volta, ha contribuito a negoziare concordati con Baden (1932), Austria (1933), e, polemicamente, con il Terzo Reich di Adolf Hitler (20 luglio 1933). Alcuni hanno denunciato l’ultimo come uno sfortunato affare Vaticano con un regime famigerato.

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Pacelli ha viaggiato molto in missioni papali, visitando il Sud America (1934) e il Nord America (1936), così come la Francia (1935, 1937) e l’Ungheria (1937)., A causa della sua padronanza della lingua tedesca e della sua familiarità con la vita tedesca, fu il principale consigliere di Pio XI su Hitler e i nazisti, che assunsero il potere nel 1933. Su ordine del papa, Pacelli contribuì alla stesura dell’enciclica antinazista Mit brennender Sorge (“Con profonda ansia”), scritta in parte in risposta alle leggi di Norimberga e indirizzata alla chiesa tedesca il 14 marzo 1937. In esso il papato condanna le teorie razziali e il maltrattamento delle persone a causa della loro razza o nazionalità, ma non si riferisce a Hitler o ai nazisti per nome., Il papa, consapevole del forte desiderio di Pacelli di impedire una rottura dei rapporti tra il Vaticano e Berlino, incaricò il gesuita americano John La Farge di preparare un’enciclica che dimostrasse l’incompatibilità tra cattolicesimo e razzismo ed escluse Pacelli dalla partecipazione.

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