Consonanza e dissonanza, nella musica, l’impressione di stabilità e riposo (consonanza) in relazione all’impressione di tensione o scontro (dissonanza) vissuta da un ascoltatore quando certe combinazioni di toni o note vengono suonate insieme. In alcuni stili musicali, il movimento da e verso consonanza e dissonanza dà forma e senso di direzione, ad esempio, attraverso aumenti e diminuzioni della tensione armonica.,
La percezione dei singoli accordi e intervalli come consonanti o dissonanti è variata nel corso dei secoli, così come con i singoli compositori. Prima del 1300 circa l’intervallo del terzo (da C a E) era sentito come dissonante e in teoria, se non in pratica, rimase una consonanza “imperfetta” fino ai tempi moderni. L’intervallo del secondo, invece, dissonante per definizione nella tradizione artistica occidentale, sembra non avere tali connotazioni per i cantanti popolari istriani., In generale, tuttavia, i concetti di consonanza e dissonanza sono rimasti abbastanza costanti e possono essere discussi in termini di fisica del suono musicale.
Gli intervalli possono essere descritti come rapporti tra la frequenza di vibrazione di un’onda sonora e quella di un’altra: l’ottava a–a’, ad esempio, ha il rapporto tra 220 e 440 cicli al secondo, che equivale a 1:2 (tutte le ottave hanno il rapporto 1:2, indipendentemente dalle loro frequenze particolari). Gli intervalli relativamente consonanti, come l’ottava, hanno rapporti di frequenza usando numeri piccoli (ad esempio, 1:2). L’intervallo di settima maggiore più dissonante (ad es.,, C-B) ha il rapporto 8:15, che utilizza numeri più grandi. Pertanto, la gradazione soggettiva dalla consonanza alla dissonanza corrisponde a una gradazione dei rapporti di frequenza del suono da rapporti semplici a quelli più complessi.